domenica, luglio 09, 2006

Un cammino è un cammino "intorno a"

Eccoci arrivati al dunque - l'estate nel suo pieno allude all'autunno. Occorre prepararsi e progettare le azioni da fare per ottenere risultati soddisfacenti.
Soddisfazione è avere delle stabilità - compagni di lavoro, amici e familiari che ci comprendono e ci sostengono, partecipano con noi delle nostre vicende; ci spronano e facciamo festa insieme quando intravvediamo l'avvicinarsi della meta.

Il giro della vita resta ancorato a pochi principi - anche quando la vita sembra proprio sconvolgere l'idea di noi stessi che ci siamo assemblati in tutti questi anni.Il mio principio più riconoscibile, quello cui sono più affezionato, è di non fermarmi - anche se adesso per ragioni ovvie di maturazione non ho più in mente che "se mi stanco cambio città, e via", mi rendo conto che ci sono ancora tantissime occasioni di spostarsi: imparare; sperimentare; confrontarsi con la paura di non "farcela", confrontarsi con il timore di osare troppo - e con il disappunto di aver osato troppo poco.

Lasciamo da parte le considerazioni intime. La verità è che tutti si aspettavano che il Governo (i governi) mettesse a posto i cassaintegrati e le cassaintegrate dell'Alfa; così non è stato - o meglio si dà per scontato che la situazione reddituale di ciascuno dei lavoratori e lavoratrici venga tamponata da provvedimenti eccezionali dei ministeri economici e del Lavoro.

Non è mai stato tenuto in considerazione il valore costituente della Grande industria - alla crisi di questo; alle ripercussioni sulle vite e sui significati individuali delle maestranze; di quanti sono stati travolti dall'epidemia di "male-gestioni" e di "cinici calcoli della serva" per far quadrare i conti che era impossibile far tornare; a questi temi nessuno fa mai riferimento, forse soltanto lo Slai. Come se tutto si riducesse a bilanciare i 600 € più 250 - e invece non si pensasse che il furto più grave, la frode più scandalosa si scopre vedendo quanto gli operai e le operaie, i tecnici e gli impiegati siano stati semplicemente ignorati dai calcoli di dirigenti e amministratori che si credono onnipotenti.

Sull'altro versante, però, non si scorgono molte idee - la lotta di trincea ha logorato la prima linea - non si aspetta altro, dopo 4 anni di "guerra", che qualcuno venga ad annunciare la fine dei combattimenti e il "si torna a casa".

Paga, questo atteggiamento? E' valido e sensato attendere la "sistemazione" gentilmente offerta dalle istituzioni? Ho i miei dubbi.