sabato, marzo 25, 2006

TEMPORANEAMENTE...

stiamo costruendo un luogo dove sono disponibili informazioni e pareri su "Arese" e sul "Capitale"; tutti gli interessati possono inviare contributi; è doveroso specificare che sono graditi contributi costruttivi.

Il senso di questa operazione può essere valutato nella prospettiva di raccontare il presente e interrogare il passato per cambiare il futuro.

Intanto, da che cosa e come è cominciato il moto che ha portato lo stabilimento di Arese allo smantellamento? Nel 1987 è arrivata la Fiat - le cose hanno cominciato a cambiare; si è introdotta la meritocrazia, si sono smantellate le isole di produzione, si sono scimpaginati - con trasferimenti interni - i reparti ex-Alfa che erano o erano creduti "troppo politicizzati".
A quel tempo Romiti era protagonista; ministro del lavoro era il socialista Rino Formica.
In seguito a denunce anonime, e a alcuni casi "con nomi e cognomi" di discriminazione e violenza subdola, il Governo su pressione di alcuni partiti e organizzazioni ha nominato una Commissione per accertare i fatti e rilevare eventuali irregolarità della direzione Fiat.
Allora, a parte Torino in cui l'80% delle industrie gravitavano attorno al Lingotto, c'erano Cassino, Bari (OM), Termoli Imerese, e Arese e Pomigliano d'Arco come stabilimenti acquisiti dall'IRI.

E poi, come sono andate le cose? c'è qualcuno che ricorda episodi che hanno fatto luce sulle intenzioni dell'azienda?

Tutte queste considerazioni, testimonianze e racconti sono utili per ricucire il senso di una storia che riguarda direttamente ogni cittadino e cittadina italiana.

Le prospettive di "sviluppo" del polo di Arese paiono adesso legate a calcoli di ampio respiro:
- polo logistico all'incrocio dell'asse TAV da Lione a Kiev e della direttrice Genova-Amburgo;
- attività di incubatori di impresa legate al riciclo e al trattamento delle "materie prime secondarie", vetro, rottami di ferro
- attività a vocazione automobilistica: centro ricerche per la mobilità sostenibile e costruzione di auto sportive.

Tutto questo ha un senso? quale? siamo sicuri per esempio che portare in un posto solo tutti i rottami, tutti i cocci di vetro, consenta un trattamento migliore, cioè più economico e più efficiente?

E in ultima analisi: quanto costa (è costato) e chi paga (ha pagato) per la grande operazione che dall'accordo con la General Motors ha portato alla CIGS di Arese nel 2002 e nel 2004?
e ancora, siamo sicuri che concentrare il trattamento dei rottami di ferro sia un'operazione vantaggiosa? per chi?
Per finire, sappiamo che cosa fa adesso Cesare Romiti: l'ad di Impregilo - la impresa di costruzioni internazionali che ha appena firmato il contratto per il Ponte sullo Stretto.
Noi ricordiamo Impregilo per le dighe e le "grandi opere" in El Salvador alla fine degli anni Ottanta. Sarebbe bello sentire Malabarba, che di quegli anni e di quei posti ha - ne siamo certi - un ricordo ancora vivo.