martedì, gennaio 31, 2012

i bambini di Fukushima e gli studi di Masanobu Fukuoka

mercoledì 27 luglio 2011, 21.15.10 | berti_1
non è da molto che ci si interroga sulla consistenza della ripresa della "vita normale" nelle zone devastate dal terremoto-tsunami E avvelenate dalle radiazioni di metalli pesanti sparsi in atmosfera poi ricaduti al suolo.
Parlo naturalmente del Giappone, il più avanzato laboratorio genetico e sociale del terzo millennio: su questa definizione e sulle sue conseguenze ne vedremo delle belle. Pensiamo che sono passati soltanto quattro mesi e nessuno parla più del giappone. Nulla. Complice forse la asprezza della lingua e la totale incomprensibilità della scrittura, per l'Occidente si è aperta una nuova Era Media pre-Marco Polo: il mondo si ferma agli urali - o meglio al Brahamaputra! non dimentichiamoci la Missione Afghana!.
Il Giappone "la terra del grano maturo", nel 2006 contava circa 120mln di abitanti, più o meno il doppio dll'Italia, sparsi in isole e isolette, addetti a agricoltura, pesca e tanta, tanta industria hi-tec.
Adesso circa 70.000 famiglie intorno alla provincia di Fukushima si stanno chiedendo come fare a attutire i danni da radiazioni, quelle assorbite dagli organismi in evoluzione che corrispondono ai loro figli. E non sanno darsi alcuna risposta.
Guardano all'esempio sovietico: nell'86, con valori di radioattività ambientale di circa metà di quelli attuali in giappone, le persone sono state evacuate permanentemente. Certo, la Russia è vasta e c'è posto anche per chi non ne ha mai avuto uno. Ma perchè in giappone si lasciano le cose come stanno? Nessuna indicazione su verdura, frutta, pescato. Nulla sull'igiene ambientale. Si vive con la sensazione che ogni sbuffo di polvere alzata dal passo sia un'inalazione mortale. Lentamente mortale.
Fukushima come Casale Monferrato, sai che dovrai morire ma non hai altro posto dove andare.


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